di Gaia Agnelli e Mattia Petrosino

La storia dei supermercati baresi. Il primo aprì nel 1967 in corso Sonnino: era "Tarantini"
BARI – Il pioniere fu Tarantini che aprì nel 1967 in corso Sonnino, al quale seguirono poco tempo dopo Carlone in via Concilio Vaticano II e Colella in corso Mazzini. Sono questi i nomi dei primi supermercati baresi: negozi che inglobarono in un unico posto la vendita di alimentari, detersivi, prodotti per la casa, articoli da regalo, giocattoli e profumi. Luoghi oggi presenti in ogni zona della città, ma che cinquant’anni fa rappresentarono una vera e propria rivoluzione nel mondo del commercio. (Vedi foto galleria)

«Fu proprio mio padre ad avere l’intuizione di avviare per la prima volta a Bari un grande magazzino». Ad affermarlo è il 59enne Domenico, figlio del pionere Michele Tarantini, scomparso a 88 anni nel 2016. Quest’ultimo portò nel capoluogo pugliese il modello della “spesa americana” che dagli anni 50 aveva preso piede anche in Italia, a Milano, città in cui fu eretto quel “Supermarket” che sarebbe in seguito diventato “Esselunga”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Michele inaugurò così in corso Sonnino  158, nel quartiere Madonnella, un esercizio che portava il suo nome. «Lui era già un commerciante: aveva portato avanti per 15 anni una drogheria molto assortita – spiega Domenico –. E a un certo punto decise di fare il grande passo, fondando sulla stessa strada il “Supermercati Tarantini Michele”. Si trattava comunque di un piccolo negozio: a gestire l’attività c’erano soltanto lui e mia madre Antonietta».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Di questo luogo il signore conserva nel suo studio alcuni cimeli, tra cui una cassa vintage grigiastra che tintinna quando la si apre e che cela al suo interno un consumato scontrino dell’epoca. Incorniciata in un quadretto c’è poi la ricevuta del primo domicilio che fece Michele. Qui il destinatario e la via sono ormai quasi invisibili, ma si leggono ancora i prezzi e la didascalia “pagamento alla consegna” accompagnata da una nota: “Solo per ordinazioni superiori alle mille lire”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il supermercato rappresentò comunque una grande novità per Bari, visto che diventò possibile in città comprare prodotti diversissimi in uno stesso posto. E naturalmente di lì a poco l’esempio fu seguito da altri imprenditori.

Sempre a Madonnella, in via Tanzi, venne lanciato dai fratelli Di Santo un "superette" , ovvero un minimarket.  All’inizio degli anni 70 ci fu la famiglia Carlone ad avviare un magazzino a Poggiofranco, mentre i Colella (sotto l’egida del neonato marchio lombardo Crai) furono i primi a portare la novità nel quartiere Libertà, in corso Mazzini. In via Dante nel 1976 aprì invece Vigilante, mentre l'anno dopo fu la volta di Rendepiù in viale Einaudi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Si trattava di locali piccoli rispetto a quelli di oggi. Luoghi in cui le buste della spesa ancora non si pagavano, nei quali il bancomat doveva ancora essere inventato e in cui spesso le cassiere in sostituzione degli spiccioli davano come resto caramelline.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tarantini, visto il successo del precedente market, nel 1979 decise di lanciare una seconda sede molto più grande in via Caldarola, nel rione Japigia, aggiungendo all’insegna il logo del rombo rosso e blu con all’interno lo slogan “qualità e risparmio”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Fondare lì un’attività fu molto coraggioso dato che si trattava di una zona periferica e ancora poco sviluppata – racconta il figlio –. Mio padre però intuì che quella sarebbe diventata a breve un’area popolosa ed ebbe ragione. Tra l’altro nel locale (di 900 metri quadri) aggiunse anche il bancone della salumeria, che all’epoca non era ancora usuale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Negli anni 80 Bari cominciò ad attirare investitori anche da fuori, come i proprietari del milanese Gs (il cui scheletro giace da anni sul lungomare sud di Bari) e la famiglia andriese Pomarico, che riuscì poi a radicarsi nel settore (oggi possiede tutta la catena Selex comprendente marchi quali Dok, Famila e A&O).Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E negli anni 90 ci fu il vero e proprio boom. In tutti i quartieri spuntarono come funghi supermercati di varie dimensioni e i carrelli della spesa iniziarono a essere “guidati” dalla maggior parte dei baresi. Lo stesso Tarantini inaugurò altri dieci esercizi commerciali. «Assumemmo circa 300 dipendenti – ricorda il 59enne –, anche perché vantavamo il 20% del fatturato del comparto produttivo cittadino. Queste sedi, ormai complete anche del banco macelleria, coprivano la totalità dei rioni: da Carrassi a San Pasquale passando per Picone e Murat».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma tutto era destinato a finire. Tra gli anni 90 e il nuovo Millennio, con l’arrivo delle grandi catene italiane ed estere, la concorrenza si fece spietata. «Auchan, Coop, Conad, Carrefour invasero il mercato – ci dice Domenico –. D’altronde al loro interno avevano davvero tutto e nei casi degli "iper" comprendevano anche bar e negozi di ogni genere. Noi a quel punto decidemmo di non rischiare e scegliemmo di vendere tutti i nostri punti vendita alla Conad. Ci rimase soltanto un magazzino in via Camillo Rosalba, che nel 2020 abbiamo però ceduto definitivamente a Carrefour».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

E oggi in corso Sonnino e in via Caldarola due supermercati ci sono ancora, ma al posto della baresissima insegna dei Tarantini mostrano una sigla di color rosso, quella della “Coop”

(Vedi galleria fotografica)


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«Fu proprio mio padre ad avere l’intuizione di avviare per la prima volta a Bari un grande magazzino». Ad affermarlo è il 59enne Domenico...
...figlio del pionere Michele Tarantini, scomparso a 88 anni nel 2016. Quest’ultimo portò nel capoluogo pugliese il modello della “spesa americana”. Inaugurò così in corso Sonnino  158, nel quartiere Madonnella, un esercizio che portava il suo nome
Di questo luogo Domenico conserva nel suo studio alcuni cimeli, tra cui una cassa vintage grigiastra...
...che tintinna quando la si apre...
...e che cela al suo interno un consumato scontrino dell’epoca
Incorniciata in un quadretto c’è poi la ricevuta del primo domicilio che fece Michele
Qui il destinatario e la via sono ormai quasi invisibili, ma si leggono ancora i prezzi e la didascalia “pagamento alla consegna” accompagnata da una nota: “Solo per ordinazioni superiori alle mille lire”
Tarantini, visto il successo del precedente market, nel 1979 decise di lanciare una seconda sede molto più grande in via Caldarola, nel rione Japigia, aggiungendo all’insegna il logo del rombo rosso e blu con all’interno lo slogan “qualità e risparmio”
E oggi in corso Sonnino e in via Caldarola due supermercati ci sono ancora...
...ma al posto della baresissima insegna dei Tarantini mostrano una sigla di color rosso, quella della “Coop”



Gaia Agnelli
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  • Lorenzo Di Fonzo - Ricordo benissimo il primo negozio di Tarantini: era una drogheria in Corso Sonnino, all'ultimo angolo a destra dopo l'Ente Riforma in direzione Japigia, di fronte a Via Matteotti. Poi si spostarono di fronte, per aprire appunto il piccolo supermercato. Ma ricordo bene che a metà degli anni 60 un altro piccolo supermercato aprì prima di Tarantini, in Via Arcivescovo Vaccaro, sulla destra in direzione mare. Non ricordo bene il nome: qualcosa tipo Supercoop.
  • Angela angiuli - Il supermercato in via concilio Vaticano non è stato aperto da Carlone informatevi meglio


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